Campi Flegrei
L'area a nord-ovest di Napoli è un territorio affascinante, dal paesaggio vario e
morfologicamente interessante, caratterizzato da numerosi crateri spenti e da attività
vulcaniche di diverso tipo, tra cui il bradisismo e il termalismo.
La denominazione Campi Flegrei deriva dal greco (phlegraios=ardente) ed è un chiaro
riferimento alla natura vulcanica del territorio, che lo ha contraddistinto sin dagli
inizi della sua storia, quando era dimora di popolazioni primitive. Ma, accanto alle
caratteristiche fisiche e naturali del luogo, è la ricchezza di siti archeologici e di
testimonianze del lontano passato a contribuire al fascino dei Campi Flegrei.
Pozzuoli
Pozzuoli è la principale cittadina dei Campi Flegrei: adagiata sull'omonimo golfo,
conta oggi oltre 100mila abitanti, ed è località di grande interesse turistico e
culturale.
La città è di origine romana (Puteoli, "piccoli pozzi", fu
fondata nel II secolo a.C. in corrispondenza del precedente insediamento cumano di Dicearchia),
ed era nell'antichità più importante e potente della vicina Neapolis. Pozzuoli dovette
la sua fortuna principalmente al fiorentissimo porto, in cui erano intensi i commerci e
gli scambi culturali con l'oriente, e vi si diffusero le arti del vetro, della ceramica,
dei profumi, dei tessuti e del ferro. L'inizio del declino coincise con l'apertura del
porto di Ostia, che le sottrasse parte dei traffici commerciali; la caduta di Roma e il
bradisismo fecero poi il resto, sicché per tutto il Medioevo la località fu un semplice
porto di pescatori. La ripresa socio-economica di Pozzuoli si avviò poi soltanto
nell'epoca del vicereame spagnolo.
Veduta aerea di Pozzuoli: è facilmente individuabile la sagoma dell'Anfiteatro
Flavio
Nel cuore della città si trova l'Anfiteatro Flavio (il terzo
d'Italia), risalente alla fine del II sec. a.C., in cui avevano sede giochi di gladiatori
e che poteva ospitare circa 20.000 spettatori; vi si possono oggi ancora visitare gli
ambienti sotterranei, che erano utilizzati per la realizzazione di spettacolari
"effetti speciali" e scenografie dinamiche. Divenuto insufficiente al crescere
della città, ne fu poi costruito un altro, il Minore, risalente all'epoca di Nerone.
Di grande rilievo e bellezza è poi il cosiddetto Tempio di Serapide (nome
dovuto al ritrovamento, nel Settecento, di una statua del dio egiziano Serapis), che altro
non è, in realtà, che l'antico Macellum (il mercato) annesso all'area portuale; l'area,
pressocchè quadrata, comprende un cortile porticato, con locali destinati al commercio,
bagni pubblici e botteghe, e, al centro, un tempietto circolare con resti di colonne. Il
fenomeno del bradisismo, che interessa Pozzuoli innalzando ed abbassando periodicamente il
livello del suolo, ha fatto nel passato sprofondare e riemergere dalle acque più volte
questo luogo: i segni di ciò, e i livelli raggiunti dall'acqua, sono evidenti sulle
colonne del tempio.
Pozzuoli conserva inoltre ancora l'antica acropoli (il Rione Terra,
disabitato dal 1970 per via del bradisismo, che mantiene ancora l'originario impianto
viario), i templi di Augusto e di Nettuno e le necropoli.
Cuma
L'origine della città è fissata nell'VIII
secolo a.C., ad opera degli abitanti della vicina Pithecusae (Ischia); Cuma
divenne presto una città fiorente e potente, che estese la sua egemonia sui territori
flegreo e partenopeo, ma cominciò a perdere importanza quando Puteoli e il suo porto
assunsero un ruolo fondamentale nell'impero romano. Cuma dovette allora ridimensionarsi
molto e rimase rilevante solo come luogo di culto, per la presenza dell'antro
della Sibilla.
La Sibilla era la leggendaria sacerdotessa di Apollo -citata anche da Virgilio
nell'Eneide-, che nel suo antro formulava presagi e prediceva il futuro. L'antro in cui,
secondo il mito, ella riceveva coloro che l'interpellavano, è un luogo misterioso e
affascinante: si tratta di un lungo (131 m) corridoio a sezione trapezoidale, largo 2
metri e mezzo e alto 5, scavato nel tufo e illuminato da sei aperture laterali, che
conduce ad un ambiente arcuato finale.
L'antro della Sibilla a Cuma
Nella vasta e ricca area archeologica di Cuma, si trovano tra l'altro i resti del Tempio di Giove (tempio greco del V sec. a.C., poi trasformato in una basilica cristiana) e del Tempio di Apollo (che la leggenda vuole edificato da Dedalo, giunto qui al termine del favoloso volo da Creta).
Baia
La località di Baia si trova in una splendida
insenatura del Golfo di Pozzuoli e, approdo della vicina Cuma, era uno dei luoghi di
vacanza più apprezzati in epoca romana per il clima, le sorgenti termali e la bellezza
della costa. L'antica città romana, sommersa dal bradisismo, è oggi tutelata nell'ambito
di un parco archeologico marino, ed è osservabile a pochi metri dalla
costa con apposite imbarcazioni col fondo di vetro, oppure visitabile con attrezzature da
sub.
Il parco archeologico di Baia è invece un complesso costituito da
numerosi edifici di vario tipo, tra cui sale termali, edifici nobiliari, ville e ben
quattro templi. Baia ospita anche il Museo Archeologico dei Campi Flegrei,
di istituzione abbastanza recente (1993), che raccoglie numerosi reperti tra cui il
ricostruito Sacello degli Augustali di Miseno, calchi di sculture greche ritrovate a Baia,
statue e oggetti del Ninfeo marittimo di Punta Epitaffio e le opere provenienti dagli
scavi del Rione Terra di Pozzuoli.
Il Castello Aragonese di Baia, che ospita il suddetto museo, fu
edificato in una posizione strategica per il golfo di Pozzuoli; successivamente alla fine
della dominazione aragonese, il castello fu ampliato dal vicerè spagnolo don Pedro de
Toledo nel '500 e in tempi recenti destinato a vari usi, da ultimo divenendo sede del
Museo Archeologico.
Il Castello di Baia, che si erge sul porto della cittadina
Miseno
La località di Miseno, nei pressi del comune
di Bacoli, deve il suo nome al mito virgiliano che vuole in questo sito
il luogo di sepoltura del trombettiere di Enea, morto nel suo viaggio verso l'Italia.
Il promontorio di Capo Miseno, che chiude il golfo di Pozzuoli in
posizione diametralmente opposta a Capo Posillipo, era un avamposto strategico per la flotta
romana, specialmente in età augustea, quando fu qui installata la base navale del
Tirreno. Il faro qui operante è un importante ausilio per la navigazione nello stretto
canale di Procida.
Il faro situato sull'estremità del Capo Miseno
A nord del Capo, vi è il porto di Miseno, collegato da un canale all'omonimo lago. Dell'epoca romana è una formidabile testimonianza la Piscina Mirabile, enorme serbatoio scavato nel tufo per la raccolta delle acque provenienti dall'acquedotto del Serino, e destinate al rifornimento della flotta di stanza in quest'area. Più a nord, si trova il nucleo abitato di Bacoli.
Il profilo di Capo Miseno e la spiaggia di Miliscola
Ad est di Capo Miseno, invece si estende per poche centinaia di metri la spiaggia di Miliscola, al termine della quale si trova Monte di Procida, comune sito su un costone che si affaccia direttamente sull'omonima isola.
I
laghi vulcanici
I numerosi crateri che segnano tutto il territorio
dei Campi Flegrei hanno in alcuni casi costituito degli invasi naturali, dando luogo a
laghi più o meno estesi, in cui è chiaramente visibile l'origine vulcanica.
Il Lago d'Averno, sito in prossimità della località Arco Felice,
è la località flegrea citata da Omero e Virgilio in quanto anticamente ritenuta ingresso
dell'Ade e dunque del regno dell'oltretomba; lungo la sua sponda orientale si può ancora
ammirare il Tempio di Apollo, una grande sala termale coperta da una maestosa
cupola del diametro di circa 40 metri.
A poca distanza dall'Averno, si trova il più piccolo Lago Lucrino,
che in epoca romana (37 a.C.) fu collegato mediante canali al lago d'Averno e al
mare, con lo scopo di realizzare una grandiosa struttura portuale adibita ad arsenale: il
Portus Julius, oggi sommerso dal bradisismo.
Il Lago Fusaro, di origine lagunare, si trova invece nel versante
occidentale dei Campi Flegrei; al suo centro vi si trova lo splendido Casino Reale
borbonico, costruito alla fine del Settecento su progetto dell'architetto Carlo
Vanvitelli, e perciò conosciuto come la Casina Vanvitelliana. Nei pressi del
lago, in località Torregaveta, vi è la stazione terminale delle ferrovie Cumana e Circumflegrea, che,
partendo dal centro di Napoli, attraversano tutti i Campi Flegrei.
Infine, il Lago Miseno, o Mare Morto, si trova nelle
immediate vicinanze del Capo Miseno ed è separato dal mare da una sottilissima striscia
di terra (la spiaggia di Miliscola), mentre è collegato da un canale al porto di Miseno.
La celebre Casina Vanvitelliana, sul Lago Fusaro
Altri siti di
origine vulcanica
Come si è già detto, la principale caratteristica della regione dei
Campi Flegrei è la forte connotazione vulcanica del territorio: presenza di numerose
strutture crateriche, sorgenti termali, terre fertilissime, una storia
funestata da frequenti terremoti sono le conseguenze principali di questa origine. Alcune
di queste manifestazioni sono peraltro uniche al mondo e oggetto di studio da parte di
tutta la comunità scientifica internazionale.
Per quel che riguarda i fenomeni vulcanici, l'area urbana di
Pozzuoli, oltre che dal bradisismo, è contraddistinta dalla presenza della
Solfatara: è questo un vero e proprio cratere vulcanico attivo di forma
ellittica, risalente a circa 4000 anni fa, caratterizzato da fumarole, continue emissioni
di vapori ed esalazioni sulfuree, che nei giorni di vento raggiungono persino la città di
Napoli.
Effetto di attività vulcaniche è poi il Monte Nuovo, situato nei
pressi del lago d'Averno. Questa collina (140 m), dalla storia particolarissima, è il
monte più giovane d'Europa, e si è formata nel corso di una sola notte, in occasione
dell'eruzione del 29-30 settembre 1538 che, accompagnata da numerosi terremoti, causò
gravi danni in tutti i Campi Flegrei.
Ancora, in un antico cratere vulcanico si trova quella che oggi è la riserva
naturalistica degli Astroni, situata nell'area tra Napoli (Agnano) e
Pozzuoli: una rigogliosa vegetazione (lecci, castagni, querce, olmi, pioppi) e una ricca
fauna ne fanno una delle aree di maggior interesse naturalistico della provincia di
Napoli.
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