Palazzo Orsini di Gravina

Il primo atto della storia di questo edificio fu l'acquisto nei primi anni del '500, da parte di Don Ferrante Orsini duca di Gravina, di due appezzamenti di terreno di proprietà delle monache del non lontano monastero di Santa Chiara. Negli anni successivi, si iniziò l'edificazione del palazzo, che doveva ospitare la famiglia Orsini rappresentandone il prestigio, e che è forse il maggior esempio dell'architettura rinascimentale napoletana.

L'elemento di maggior effetto è sicuramente la facciata, caratterizzata al pian terreno da un alto bugnato con quattro piccole finestre per lato, e al piano nobile da paramenti con lesene corinzie che si alternano alle finestre in marmo bianco, sormontate da nicchie con ghirlande di frutta e fiori e con busti-ritratto.

Palazzo Gravina

Palazzo Gravina e fontana di Carlo II, a via Monteoliveto

Due inquadrature della facciata principale
di Palazzo Gravina, su via Monteoliveto

Il cortile interno è circondato da portici con arcate sorrette da pilastri in piperno, impreziosite da elementi ornamentali. L'attuale portale fu introdotto nel tardo '700 in occasione di una ristrutturazione del palazzo.

Particolare del cortile interno di Palazzo Gravina (foto: Daniele Pizzo, 2007)

Particolare del cortile interno

Nel 1799, il palazzo fu requisito agli Orsini, per finire in mano francese per tutto il periodo della rivoluzione; nel 1837, fu infine definitivamente espropriato dai creditori della famiglia. Nel 1848, un incendio lo devastò, e l'anno successivo -a seguito dell'acquisizione per pubblica utilità con decreto reale- se ne iniziò la ricostruzione e si apportarono alcune modifiche, quale l'introduzione del bugnato sulle facciate laterali. Successivamente, fu sede di diverse amministrazioni pubbliche. Dal 1936, Palazzo Gravina è la sede della Facoltà di Architettura dell'Università Federico II.


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