Chiesa di Santa Chiara

La chiesa e il complesso monastico di Santa Chiara furono edificati tra il 1310 e il 1340 per volere di Roberto d'Angiò e della regina Sancia nei pressi della cinta muraria occidentale, all'inizio del decumano inferiore (oggi S.Biagio dei Librai, o Spaccanapoli).
La chiesa fu originariamente costruita in forme gotiche provenzali da Gagliardo Primario, ma tra il XVII e il XVIII secolo fu ampiamente ristrutturata in stile barocco. Dopo i bombardamenti che la colpirono pesantemente nel 1943, e un incendio che la distrusse quasi interamente, è stata riportata all'aspetto iniziale con un restauro conclusosi nel 1953.

La facciata è sobria e imponente, con un grande rosone centrale. Il campanile, separato dalla struttura, fu iniziato nel 1328, ma completato solo nel '500, quando fu dotato anche di cinque campane; queste, cadute per il bombardamento del 1943, furono rimesse al loro posto nel 1949.

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La facciata vista da piazza del Gesù

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Il campanile della chiesa di Santa Chiara

L'interno è un vasto, alto ambiente rettangolare, su cui si affacciano le cappelle, illuminate da bifore e trifore. Dietro l'altare maggiore campeggia il grande sepolcro di Roberto, lievemente danneggiato dai bombardamenti; opera dei fratelli Giovanni e Pacio Bertini, rappresenta la figura seduta del re, ed è sovrastato da un'epigrafe attribuita a Francesco Petrarca ("cernite Robertum regem virtute refertum"), grande ammiratore del sovrano angioino.
La nona cappella conserva la struttura barocca, ed accoglie le sepolture dei Borboni: in particolare, la sontuosa tomba del principe Filippo, primogenito di Carlo III, opera di Giuseppe Sanmartino (1777); di fronte a questa, è il sepolcro della venerabile Maria Cristina di Savoia, regina di Napoli.
La prima cappella sulla sinistra, adiacente all'ingresso, ospita invece le spoglie di Salvo d'Acquisto, il carabiniere sacrificatosi, durante la II guerra mondiale, per salvare un gruppo di civili innocenti dalla rappresaglia nazista.

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L'interno, sobrio e imponente, dell'abazia

Adiacente alla chiesa è il coro delle Clarisse, che conserva l'originaria struttura trecentesca e resti degli originali affreschi attribuiti a Giotto e alla sua bottega.
Celebre è poi il grandioso chiostro maiolicato delle Clarisse: di origine gotica, questo fu trasformato nel 1742 da Domenico Antonio Vaccaro che ne rivestì la struttura e i ben 72 pilastri ottagonali di stupende mattonelle policrome in gusto rococò, disegnate dallo stesso Vaccaro e realizzate dai "riggiolari" napoletani Donato e Giuseppe Massa.

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Un ingresso laterale alla chiesa e, sullo sfondo, l'accesso al chiostro maiolicato


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